Come sono arrivata all’autoipnosi
Nella mia lunga carriera di praticante di discipline bionaturali, l’avvicinamento al mondo dell’ipnosi sembrava inevitabile. Questo percorso si è delineato naturalmente, a partire dalle prime esperienze nel campo dello shiatsu e delle pratiche energetiche, fino ad arrivare alla scoperta dell’ipnosi come strumento prezioso per migliorare il benessere e l’equilibrio interiore.
La curiosità e l’interesse per l’argomento sono nati presto. Già durante i miei primi corsi di shiatsu, mi resi conto che l’approccio tradizionale all’apprendimento, pur efficace, non riusciva a soddisfare appieno il mio bisogno di approfondire la comprensione delle tecniche e delle percezioni sottili coinvolte nel trattamento. Ero spesso sopraffatta dal numero e dalla particolarità delle nozioni, dei movimenti e, soprattutto, delle percezioni che dovevo apprendere e utilizzare con i partner. In quel periodo, trovai utile adottare una tecnica di apprendimento e memorizzazione descritta in un testo di dinamica mentale che avevo letto casualmente.
La tecnica prevedeva una visualizzazione guidata. Sdraiata per terra, mi rilassavo profondamente, chiudevo gli occhi e “andavo in alfa” (le onde cerebrali che si attivano nello stato di rilassamento profondo). Durante questa fase, visualizzavo una specie di film mentale che mostrava un’insegnante, e successivamente anche me stessa, mentre eseguivo le sequenze da imparare. Questo processo immaginativo si rivelò molto efficace e presto divenni una praticante promettente.
Col passare del tempo, per migliorare ulteriormente il mio apprendimento e mantenere uno stato di rilassamento attivo senza rischiare di addormentarmi, adottai un accorgimento particolare: tenevo un braccio sollevato verso il soffitto; in pratica, una sorta di “allarme”: se mi fossi addormentata il braccio sarebbe caduto, risvegliandomi. Nel rivedere con gli occhi di oggi queste prime esplorazioni, mi rendo conto di quanto siano state fondamentali. Esse mi hanno aiutato non solo nel mio percorso di apprendimento, ma anche nella mia crescita personale come praticante e poi come insegnante. Infatti, ho spesso suggerito queste tecniche ai miei studenti, specialmente a coloro che mostravano difficoltà nel memorizzare o comprendere appieno le sequenze pratiche.
Il potere del rilassamento e dell’autoipnosi durante i trattamenti
Negli anni, cominciai a notare qualcosa di interessante durante i trattamenti che offrivo ai miei clienti. Quasi senza eccezione, le persone “partivano” regolarmente per un loro viaggio interiore, cullati dalla situazione rilassante, dai movimenti ritmici e dalle pressioni armoniose dello shiatsu. Era chiaro che non si trattava solo di un rilassamento superficiale: le persone entravano in uno stato di trance naturale, una condizione di concentrazione profonda che le portava a esplorare i livelli più sottili della loro coscienza.
Cominciai quindi a rivedere il “claim” del mio maestro Ohashi – “l’Ohashiatsu è per chi lo pratica” – sotto una nuova luce. Tale principio sembrava indicare che non solo il cliente traeva beneficio dal trattamento, ma anche il praticante aveva l’opportunità di entrare in contatto con una parte più profonda di sé. Per me, significava collegarmi al mio hara, il centro energetico dell’essere secondo la tradizione giapponese, che forse può essere visto come una metafora del subconscio.
Il mio maestro Ron De Konig riassumeva bene questo concetto con la formula: “Ascoltare, Appoggiarmi, Amare”. Durante il trattamento, non si tratta semplicemente di eseguire manovre tecniche come afferrare, tirare, spingere o premere. Un trattamento è molto di più: è un’esperienza percettiva sottile, in cui la pratica diventa una forma di meditazione attiva sia per il cliente che per il praticante.
Anche Shizuto Masunaga, un’altra grande guida nel mio percorso formativo, esplorava nei suoi scritti la dimensione percettiva dello shiatsu. Egli parlava di due tipi di sensibilità: la sensibilità “differenziata”, fornita dai cinque sensi, e la “sensibilità primitiva”. Quest’ultima, spiegava Masunaga, è quella che entra in gioco durante la diagnosi mediante palpazione, il Setsu, consentendo all’operatore di percepire la condizione del cliente attraverso un contatto profondo con la pelle, senza però affidarsi alla percezione tattile ordinaria. La sensibilità primitiva, basata sull’empatia con il cliente, diviene così predominante (Shizuto Masunaga, Shiatsu et médecine orientale, Le Courrier du Livre, Paris 2010, p. 33).
L’incontro con altre discipline e la scoperta dell’ipnosi
L’esplorazione di questi stati di percezione mi portò gradualmente verso nuove pratiche e nuovi approcci. Uno degli incontri più significativi è stato quello con la digitopressione Jin Shin Do®, una disciplina che incoraggia a esplorare e a lasciar affiorare i diversi strati della coscienza, con particolare attenzione ai livelli sottili della sensibilità emotiva e percettiva. Nel Jin Shin Do® ho trovato affinità con i concetti della psicologia occidentale, studiati da autori come Wilhelm Reich, Carl Rogers, Milton Erickson e Arnold Mindell, che mettono a fuoco l’importanza di lasciare emergere e integrare le percezioni interiori nella coscienza del cliente.
Le mie prime esperienze con la trance ipnotica avvennero durante un corso chiamato “Guida all’utilizzo degli stati di coscienza alterati indotti dalle tecniche corporee dolci”. Ricordo di essere stata all’inizio un po’ titubante, temendo di perdere il controllo o di subire manipolazioni. Tuttavia, presto mi resi conto che molti altri praticanti di discipline bionaturali avevano osservato fenomeni simili, riconducibili alla trance, nei trattamenti.
Finalmente compresi che l’ipnosi è una tecnica molto rispettabile, priva di intenti manipolatori quando utilizzata correttamente. Fu un vero sollievo scoprire che non c’era nulla di magico o pericoloso nella trance ipnotica, ma che essa poteva essere uno strumento molto potente per accedere alle risorse interiori e promuovere il benessere. Decisi quindi di approfondire la mia formazione in ipnosi, frequentando il Tenerife Hypnosis Training Center (THTC), una scuola che integra ipnosi e discipline bionaturali.
Il linguaggio dell’ipnosi e il contributo alla pratica delle discipline bionaturali
Uno degli aspetti più interessanti dell’ipnosi è il modo in cui essa fornisce un linguaggio comune per descrivere stati di coscienza che, in molti casi, vengono esplorati anche nelle discipline orientali. Ad esempio, i livelli della mente descritti da Gerald Kein, uno dei più influenti ipnotisti contemporanei, offrono spunti di riflessione anche per chi pratica tecniche corporee.
Lo stato di ipnosi è spesso definito come una condizione di intensa focalizzazione mentale, in cui il soggetto può accedere a risorse interne nascoste. Durante l’ipnosi, la persona sperimenta un’attenzione concentrata e una maggiore ricettività alle suggestioni. Secondo l’American Psychological Association (APA), l’ipnosi è uno “stato di coscienza in cui la consapevolezza periferica si riduce e la capacità di risposta alla suggestione aumenta”.
Milton Erickson, uno dei pionieri dell’ipnosi moderna, sosteneva che lo stato ipnotico non fosse una forma di sonno o incoscienza, ma piuttosto una “profonda esperienza interiore” che permette di accedere alle risorse latenti della mente.
Dave Elman, un altro grande ipnoterapeuta, ha definito l’ipnosi “uno stato in cui la mente conscia è messa da parte, permettendo l’accesso diretto al subconscio”, il che rende possibile l’accettazione delle suggestioni in modo profondo e duraturo. Secondo Elman, l’ipnosi non è affatto un fenomeno misterioso, bensì una condizione naturale che può essere indotta rapidamente e utilizzata per scopi terapeutici.
Ipnoterapia e discipline bionaturali: un binomio vincente
Nel mio lavoro come praticante di discipline bionaturali, ho scoperto che l’ipnosi e le DBN possono essere potenti strumenti complementari. Entrambe le pratiche mirano a favorire il benessere, e i punti di contatto tra ipnosi e tecniche corporee sono numerosi. Uno degli obiettivi centrali di molte discipline bionaturali è aiutare la persona a superare le resistenze consce che impediscono di accedere alle risorse naturali di guarigione e benessere. L’ipnosi si rivela utile proprio in questo contesto, in quanto consente di “aggirare” il cosiddetto “fattore critico” della mente conscia.
Il fattore critico è una sorta di barriera che protegge la mente conscia e la mantiene in uno stato di vigilanza costante. Questa barriera, pur necessaria, può impedire alle persone di entrare in contatto con i livelli più profondi della propria coscienza, ostacolando la guarigione e il riequilibrio energetico. Nell’ipnosi si usano diverse tecniche per abbassare questa barriera, inducendo uno stato di rilassamento profondo e di maggiore suggestionabilità. Anche nelle discipline corporee, come lo shiatsu, il rilassamento e l’abbandono sono essenziali per ottenere un riequilibrio energetico.
Durante un trattamento di shiatsu o di altre discipline analoghe, il praticante applica una pressione delicata sui punti energetici del corpo del cliente. Sono punti sensibili che, secondo la medicina tradizionale cinese, sono collegati ai meridiani energetici e regolano il flusso dell’energia vitale (Ki). Quando il praticante stimola questi punti, non solo favorisce il flusso energetico, ma induce anche un profondo stato di rilassamento simile a quello dell’ipnosi. Il cliente, in questo stato, è più recettivo e pronto a lasciare andare le tensioni fisiche ed emotive.
Nel contesto dell’ipnosi le suggestioni sono principalmente verbali. Tuttavia, nel campo delle tecniche corporee, le “suggestioni” possono essere veicolate attraverso una gamma di stimoli sensoriali: il contatto fisico, i profumi, i colori, i suoni, persino il ritmo del respiro del praticante. La trance ipnotica e il rilassamento profondo ottenuto attraverso queste tecniche non sono altro che due facce della stessa medaglia: entrambe permettono al ricevente di superare le resistenze della mente conscia e di attingere a risorse profonde di guarigione e benessere.
L’autoipnosi e l’autotrattamento: strumenti per il benessere personale
Per quanto possano apparire due pratiche distinte, l’autoipnosi e l’autotrattamento condividono l’obiettivo di stimolare le risorse interne di guarigione e migliorare la gestione della propria salute. Attraverso l’autoipnosi, la persona può applicare tecniche di rilassamento e suggestioni positive per influenzare in modo benefico il proprio stato mentale ed emotivo.
Nel contesto delle discipline bionaturali, l’autotrattamento può avvenire in diversi modi: attraverso tecniche di respirazione, meditazione, visualizzazione guidata o l’uso di punti di pressione su sé stessi. Questi interventi aiutano a riequilibrare i flussi energetici del corpo, promuovendo un profondo stato di rilassamento e di autoconsapevolezza. In modo simile, l’autoipnosi consente di entrare in uno stato di trance autoindotta per aggirare il fattore critico della mente e accedere alle risorse interne di guarigione.
L’importanza di tali tecniche non può essere sottovalutata. In un’epoca in cui molte persone soffrono di stress cronico, ansia e disturbi del sonno, l’autoipnosi e l’autotrattamento offrono soluzioni pratiche e accessibili per migliorare il proprio stato di salute e benessere. Si tratta di strumenti che, una volta appresi, possono essere utilizzati quotidianamente per affrontare le sfide della vita moderna.
Un nuovo sguardo sull’ipnosi nel contesto delle discipline bionaturali
A lungo considerata una pratica “borderline” tra le discipline bionaturali, l’ipnosi sta oggi finalmente ricevendo il riconoscimento che merita. Gli studi scientifici moderni hanno dimostrato l’importanza dell’ipnosi e dell’autoipnosi nell’accompagnare anche le cure mediche, rendendole più efficaci.
Per chi pratica discipline bionaturali, l’ipnosi rappresenta una risorsa preziosa per arricchire il proprio lavoro. Essa permette di integrare aspetti legati alla mente e al corpo, favorendo un approccio olistico alla guarigione. La possibilità di combinare l’ipnosi con altre pratiche bionaturali apre nuove strade per il benessere e l’evoluzione personale.
In conclusione, l’ipnosi e l’autoipnosi possono essere considerate a pieno titolo strumenti efficaci e compatibili con le discipline bionaturali. Esse offrono un potenziale benefico che va oltre le aspettative tradizionali, fornendo un ponte tra mente e corpo e permettendo al praticante e al ricevente di accedere a risorse profonde e spesso inesplorate. Sia che si tratti di un trattamento ricevuto o di una pratica di autoguarigione, l’ipnosi e le discipline bionaturali condividono l’obiettivo di favorire il benessere attraverso il riequilibrio energetico e la consapevolezza di sé.
La strada verso il benessere e l’equilibrio passa per la conoscenza di sé e l’utilizzo consapevole delle risorse interne. Che sia attraverso un trattamento shiatsu, una sessione di ipnosi o una pratica di autoipnosi, il viaggio verso il benessere è sempre un percorso di scoperta personale, fatto di ascolto, abbandono e rinnovamento.